....Testimonianze
...1. Alla Triennale in mostra il- .......teatro cinese
...2. L'opera del villaggio......... ......(Lu Hsun)
...3. Le mie opere preferite...... ......(Mei Lanfang)
...4. L'ambiguo incontro: la...... .......Signora e l'attore dan,,,,,,, ,,,,,,,(Rosanna Pilone)
...5. Marionette e teatro delle... ......,ombre
...6. I luoghi scenici nel.tempo
...7. Musica e strumenti........... .......musicali (Yu Weijie)
...8. Il teatro cinese e quello..... ......occidentale: due tecniche.. ......contrastanti....................... .....,(Huang Zuolin)
...9. Goldoni in Cina................ ,,,,,,,(Yu Weijie)
Musica e strumenti musicali
di Yu Weijie

La musica del teatro cinese è discorso insieme semplice e complesso. Studi cinesi calcolano che nel passato vi fossero ben 360 tipi di opera o stili locali e regionali, di cui 260 ancora in attività. Dati che si spiegano vista l'estensione della Cina, paese molto vasto dalle zone climatiche assai diverse, dalle culture e i modi di vivere contrastanti. Nessuna di queste entità è vissuta a se stante, come entro un guscio strettamente serrato, senza comunicazione con l'esterno, ma dagli albori e nel lungo scorrere dei secoli s'è verificata una continua sequela di interazioni, scambi, sovrapposizioni, acquisizioni da una parte e dall'altra: "arie del nord" si compenetravano con quelle "del sud" e viceversa, melodie e canti popolari venivano conosciuti da questo o quel gruppo di musicanti, l'attore copiava un gesto di un altro, un movimento diverso del corpo, un'enfasi nella recitazione. Si tratta di un iter di cui è difficile cogliere il singolo momento, ma che nel complesso è chiaro. Di norma i gruppi di attori erano itineranti, giravano di villaggio in villaggio, improvvisando su un palcoscenico rudimentale scene e vicende anche storiche che avevano sentito raccontare da altri, sketches comici o tragici che, semplici che fossero, rappresentavano un modo per comunicare. Quanti assistevano a questi avvenimenti teatrali erano perlopiù contadini analfabeti, lontani dai centri abitati, che non sapevano nulla salvo alcune regole confuciane e l'obbedienza all'imperatore, cui dovevano un tributo. Questi attori nomadi, che giravano su carri trainati da bufali per strade terrose e sentieri sconnessi fra campi coltivati a grano o risaie, erano nella stessa situazione della gente locale: non esistevano spartiti o libretti, né studi particolari, da attore ad attore, da musicante a musicante tutto veniva tramandato e appreso oralmente. Nomadi erano pure i marionettisti, i burattinai e quanti maneggiavano le "ombre" che, illuminate da una luce alle spalle si riproducevano su uno schermo creando figurazioni particolari. Se non si girava con un carro, lo si faceva con una barca (oltre 500 sono i fiumi piccoli e grandi della Cina, si parlava anche di "compagnie dei fiumi e dei laghi"), e quando si fermavano in qualche posto richiamando la gente dai villaggi vicini, improvvisavano un palcoscenico con canne di bambù e travi di legno. Questo modo di far teatro, così capillare tutto sommato, ebbe molta importanza nel passato a livello di diffusione e di condizionamento: si pensi al primo buddismo che giunse in Cina "portato" non solo da monaci pellegrini in cerca di testi sacri, ma anche da cantastorie che, muovendosi fra mercati e caravanserragli lungo le vie commerciali, intrattenevano la gente del luogo o quanti andavano in carovana parlando di qualche gesta del Buddha.

Esistevano anche molte leggende sulle origini della musica tradizionale cinese. Una di queste attribuisce l'incredibile invenzione all'Imperatore Giallo, vissuto nel 300 a.C., che ne avrebbe stabilito il sistema basato sulla scala pentatonica. Qui probabilmente ci si riferisce alla musica di corte. Come altre cose, materiali e no, anche la musica è coerente con la complessa architettura di corrispondenze cosmico-universali che coinvolge l'intera realtà cinese, per la quale ogni nota è legata a un punto cardinale, a un organo del corpo umano, così come a un colore e a un sapore. Solo queste importanti valenze filosofiche possono spiegare alcune caratteristiche della musica cinese, un po’ stridula e monotona, così difficile da apprezzare per un orecchio educato alle melodie occidentali. Diversamente dallo sviluppo dell'opera dell'Occidente, nel quale la figura del compositore ricopriva spesso un ruolo di primo piano, nell'opera tradizionale cinese la musica derivava da due fonti diverse: da una parte dalle melodie caratteristiche delle forme teatrali precedenti, dall'altra dall'assimilazione di quelle del folklore dell'epoca che divennero tipiche dei vari generi del teatro tradizionale cinese.
Quanto agli strumenti musicali, ve ne erano a corda, a percussione, a fiato.
Fino al primo decennio del secolo scorso, l'orchestra dell'opera di Pechino era composta da due gruppi: quello dei tre principali strumenti per le scene normali, ovvero lo huqin, lo yueqin e il nanxianzi, e quello per le scene di combattimento, ovvero tamburi e nacchere, il grande gong ed il piccolo gong.
Lo huqin è uno strumento ad arco a due corde, simile a un violino, che ha un ruolo di primo piano nell'accompagnamento del canto nell'opera di Pechino. La sua cassa di risonanza è fatta di bambù e su uno dei lati è tesa una pelle di serpente; i crini dell'archetto passano fra le due corde ed emettono un suono acuto e graffiante.
Lo yueqin, una sorta di mandolino, prende il nome dalla sagoma della cassa armonica che, per generare il suo suono caratteristico, è tondeggiante e ricorda la forma della luna (yue). È uno dei più importanti strumenti a pizzico con quattro corde, ciascuna delle quali ha una lunghezza che va da tredici a quindici centimetri. Lo yueqin funge da supporto allo huqin per accompagnare il canto.
Il nanxianzi è il xianzi del sud. Chiamato anche piccolo sanxuan, che significa "tre corde", è un altro strumento a pizzico usato per supportare lo huqin nell'accompagnamento del canto. È costituito da pezzi circolari di legno duro e su un lato della cassa armonica è tesa una pelle di serpente.
Lo strumento più importante fra i tre che accompagnano le scene di combattimento, ma anche in tutta la musica d’opera in genere, sono le nacchere (ban). Si tratta di tre pezzi di legno assai duro, due dei quali sono fissati uno accanto all'altro ed entrambi, poi, legati al terzo pezzo con un cordino; quest'ultimo viene tenuto in mano e fatto picchiare contro gli altri due producendo un suono forte e secco. A differenza delle orchestre occidentali per le quali è indispensabile la presenza di un direttore, gli strumenti dell'opera di Pechino seguono il ritmo impresso dalle nacchere nell'accompagnamento del canto e degli intervalli musicali.
Dal momento però che i vari strumenti musicali possono coprire il suono delle nacchere impedendo ai musicisti di seguirne il ritmo, vengono usati nell'orchestra anche dei piccoli tamburi (xiaogu) che marcano meglio il ritmo delle nacchere ed emettono un suono molto forte e penetrante quando percossi nella parte centrale coperta di pelle di maiale.
Anche il grande gong (daluo) ha un ruolo importante specialmente durante gli intervalli musicali, i pezzi d'apertura e di chiusura, oppure quelli che accompagnano l'entrata o l'uscita in scena degli attori e le rappresentazioni pantomimiche.
Il piccolo gong (xialuo), che ha una funzione simile a quella del grande gong, ha un diametro di soli quindici/diciassette centimetri e viene usato talvolta insieme agli altri strumenti. È usato specificamente per accompagnare la prima apparizione dell'attore dan, precedendo o seguendo i suoi passi di danza felpati.
Oltre agli strumenti di base, ve ne sono altri nell'orchestra. Il flauto di bambù (dizi) è simile al flauto occidentale, ma il secondo dei suoi otto buchi è coperto da una pellicola vegetale che vibrando produce un suono assai piacevole durante il canto.
Il suona è il tipico clarinetto cinese. Usato tradizionalmente come strumento solista, venne introdotto nell'orchestra principalmente per le grandi scene di cerimonie e festività sul palcoscenico. Veniva anche impiegato per accompagnare il canto. È uno strumento ad ancia, fatto di un pezzo di legno con otto fori alla cui parte inferiore è applicato un cono di ottone per aumentarne la sonorità.
All'inizio del secolo vi era nelle orchestre un numero ristretto di musicisti sicché ognuno di loro, oltre al suo strumento abituale, doveva saper suonare anche gli altri. In generale il suonatore di huqin suonava anche il dizi (flauto di bambù) e il suona (clarinetto cinese), il suonatore di yueqin (mandolino) suonava i nao (cimbali) e quello di nanxianzi (strumento a tre corde) suonava anche vari altri strumenti necessari nell'orchestra. Anche i percussionisti condividevano questa usanza per le scene di combattimento. In seguito al "movimento per una nuova cultura", furono apportate all'orchestra alcune modifiche, la più importante delle quali fu l'aggiunta di un secondo huqin nell'accompagnamento delle scene cantate del ruolo dan. Il secondo huqin, chiamato erhu, era nato come strumento solista nella musica folkloristica della Cina del sud e venne adottato per il suo effetto sonoro armonioso che pur sostenendo lo huqin non ne copriva il suono e non causava stravolgimenti nel tema musicale.
Con lo stesso proposito venne introdotto anche lo sheng, un organetto di canne usato per l'accompagnamento della voce. A differenza degli altri strumenti cinesi che producono una sola nota per volta, emette delle armonie ed è costituito da più di dieci pezzi di bambù ciascuno con un foro, fissati a un supporto. Le orchestre vennero arricchite anche con il gong a nove toni (jiuyinluo) chiamato anche "gong delle nuvole" perché formato da nove dischi di ottone di circa sei centimetri di diametro, appesi a un apposito telaio di legno. I gong vengono percossi con un bastoncino di legno in sincronia con gli altri strumenti, ma tacciono durante il canto perché creerebbero distorsioni sgradevoli. Per la parte delle percussioni durante le scene di combattimento, veniva aggiunto un musicista solo per suonare i naobo, dei cimbali che assomigliano a quelli in uso nelle orchestre occidentali. Si trattava del principale strumento a percussione dell'opera regionale banzi, le cui melodie erano caratterizzate da una scansione chiara del tempo e da ritmi mozzafiato e serviva ad amalgamare meglio il timbro dei gong grandi e di quelli piccoli, delle nacchere e dei tamburi e, soprattutto, rendeva più varia la gamma di possibilità espressive dell'intera sezione ritmica.

Da Tradizione e realtà del teatro cinese, Ice, 1995.